Le nuvole non hanno mai interessato particolarmente gli artisti visivi. Fino all’Impressionismo le rare pitture che le raffiguravano davano ad esse un ruolo molto marginale. Forse a causa della loro presenza temporanea e variabile nella forma, esse costituivano un problema per i pittori dell’epoca. Anche con l’Impressionismo tali soffici forme, spesso, venivano relegate a ruoli comprimari con il cielo protagonista assoluto dello sfondo. Niente di più.
Fu Alfred Stieglitz, fotografo statunitense, che negli anni ’20 del secolo scorso, quasi al termine della sua carriera, dedicò alle nuvole la sua attenzione con la serie Equivalents. Queste le parole che ci ha lasciato:
«Ho voluto fotografare le nuvole per scoprire ciò che avevo appreso in quarant’anni di fotografia. Attraverso le nuvole volevo riportare sulla carta la mia filosofia della vita: mostrare che le mie fotografie non erano dovute al contenuto o ai soggetti, agli alberi, ai visi, agli interni, né a doni particolari: le nuvole sono lì per tutti… sono libere.»
Appunto: “sono lì per tutti… sono libere”.
Molto, ma molto sommessamente, mi sono permesso di imprigionarne qualcuna nello spazio e nel tempo…